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Ippia di Elide.

Filosofo greco, sofista. Famoso per la sua vastissima erudizione, al pari di Antifonte sofista si oppose all'irrazionalismo di Gorgia che nullificava le esperienze, sostituendovi una rivalutazione della validità di esse. Di fronte all'equilibrio naturale e razionale dell'universo, gli dèi sono solamente rappresentazioni razionali convenzionali. Mirando verso questa razionalità universale, I. demolisce la legge positiva. In tal modo l'esistenza, per quanto dominata dal drammatico ciclo di vita e di morte, di bene e di male, può cercare il vero diritto, ossia un diritto diverso dall'utile della legge, che viola la natura. Pertanto, criticata la legge positiva, intesa come violenza contro la natura, e sostituite ad essa le universali "leggi non scritte", egli perviene ad un cosmopolitismo fondato sul principio della "simpatia dei simili". La conoscenza è, per lui, non conquista dialettica, ma contatto con le molteplici qualità della physis e pronta sensibilità per il loro variare. Egli affronta perciò il problema della diversità dei caratteri, pur nell'unità della natura umana. L'educazione alla virtù deve tendere all'attuazione, nella polis, delle leggi fondate sulla natura. Ad I., con tutta probabilità, appartiene lo scritto etico-politico di autore ignoto conosciuto come Anonimus lamblichi. Platone intitolò al suo nome uno dei suoi Dialoghi, conosciuto come I. minore, criticandone l'erudizione enciclopedica e disorganica (V sec. a.C.).